Luglio.
20 luglio 2012.
4,850 kg.
2 mesi. 61 giorni.
Oggi Diego compie 2 mesi.
Oggi compio 61 giorni da mamma.
Tutto è ancora così strano.
MAMMA. Fino al 20 maggio questa parola
l'associavo solo a quella persona che mi ha cresciuta, che mi ha sostenuta, che
mi ha criticata, che mi ha appoggiata, che mi ha cercata. A mia madre, insomma.
Da due mesi lo sono anch'io... almeno a
livello biologico, di fatto ed agli occhi degli altri.
Ai miei occhi?
Bella domanda.
Ora ho questo frugoletto che sto
allattando.
Lo metto a nanna.
Lo studio con lo sguardo e con le mani.
Ieri mi sono sorpresa nel momento in cui
mi sono stupita nel vedere il mio bimbo sognante nella culla.
Come quando ero incinta, quando lo
specchio catturava l'immagine della mia pancia che gridava il mio stato.
Gridava, sì. Perché come allora dovevo incollare dei post-it al frigo per
ricordarmi il fatto di essere incinta, ora succede per farmi rendere conto che
lui c'è... mio figlio. M.I.O. F.I.G.L.I.O.
Per carità, non è che mi dimentichi di
lui, no. Posso affermare che lui esprime con tutti i suoi mezzi la sua
presenza.
Non è stato amore a prima vista. Direi che
è stato più il nostro istinto ad accudirci a vicenda.
Inizialmente ci sono stati momenti di
disagio, di malessere, di felicità estrema, di comunione col mondo, di
depressione. Nero, grigio, poi rosa e giallo, poi nero, poi rosa...poi...
Poi lui sorride... a te. E si apre il
cuore, e ti senti in colpa perché non l'hai amato subito. Nei suoi confronti.
Sono sentimenti non felici, ma umani.
Insomma ormoni + allattamento che parte a singhiozzi + caldo + lui perché
frigna + mi manca il mio tempo + ... devo continuare?
Lo abbiamo voluto, ma chi se lo immaginava
che sarebbe arrivato al primo tentativo?
Non si può più mangiare tranquilli,
seduti. Non si riesce più a guardare un film senza interruzioni. Spesso la sera
la passi a fare le vasche tra la cucina e la camera da letto per
tranquillizzarlo, quando ci riesci.
Non sono riuscita a vivere ciò che si stampa
e poi si legge sui biglietti d'auguri:
"Congratulazioni per il lieto
evento!"
"Che questo arrivi sia il coronamento
della vostra felicità!"
"Finalmente è arrivato il piccolo
grande amore di mamma e papà!"
"...con l'augurio che ogni giorno sia
un giorno di gioia"
Insomma, tutti intorno a me sembravano
gai, felici, giubilanti... e io mi ritrovavo a piangere, disperata, ripensando
a come stavamo bene in due, a come era bello accarezzarmi la pancia, a come lui
assorba ogni mia energia, fibra, respiro, forza, pazienza.
E poi...
E poi lui mi sorride. Smette di piangere quando lo avvolgo nel mio abbraccio titubante. Perché io sono titubante, ma non lui che ha piena, totale, inspiegabile fiducia in me, che sono la sua mamma.
E poi...
E poi lui mi sorride. Smette di piangere quando lo avvolgo nel mio abbraccio titubante. Perché io sono titubante, ma non lui che ha piena, totale, inspiegabile fiducia in me, che sono la sua mamma.
Perché io non sono nata mamma. Non lo sono
neanche diventata dopo il parto.
Piano piano lui mi sta insegnando ad
esserlo e a sentirlo.
Ogni volta che lui mi sorride. Ogni volta
in cui smette di piangere tra le mie braccia. Ogni volta in cui mi segue con lo
sguardo. Ogni volta in cui sembra che mi chiami con il suo "OoohhH".
Ogni volta in cui il mio sguardo si perde nel suo, più grande e ampio del mio.
Perché per lui non sono sbagliata. Perché per lui, forse, sono giusta così...
Silvia
Silvia
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